Archivi del giorno: 14 aprile 2010

Quattordicesimo giorno: Nara e le sue bestie assassine

Nara è popolata da animali famelici.

Il problema grosso è che sono mascherate da daini teneri e affettuosi.

Sia ben chiaro, queste bestie vogliono una sola cosa da voi: dei biscotti al sapore di NON PERVENUTO venduti a 150¥ l’uno. Da chilometri di distanza possono sentirne l’odore e quando lo sentono è la fine. Sarete circondati da migliaia, ma che dico? Centinaia di migliaia di animali cornuti che tenteranno di mangiare i biscottini tanto agognati e voi. Perché poi voi saprete di biscotto e loro si cibano anche di carne umana per contorno. Ma andiamo con ordine.

Partiamo da Kyoto di buon ora (attorno alle undici :P) dopo la colazione dei campioni da Starbucks con tanto di pan cake, ci imbarchiamo sul treno espresso per Nara. Dopo quarantaquattro minuti siamo in quella che fu la capitale del Giappone, nonché la città che ospita l’edificio ligneo più grande del mondo e molte altre cose tra cui il nostro ostello. Si, avete capito bene, stanotte saremo in ostello ed è la prima cosa che tentiamo di raggiungere per abbandonare li i nostri zainetti. Tentiamo, perché l’unica via è sbarrata da lavori e un omino ci dice gentilmente che non possiamo proseguire.

“…c’è un unica altra via, dovremo passare per le miniere di Moria…” (cit.)

Passiamo per una strada parallela e raggiungiamo la Guesthouse in un battibaleno (i lavori sono proprio li davanti). Il posto è molto carino e accogliente, con la sua vetrata colorata piena di disegni e i ragazzi che la gestiscono sono molto simpatici.

Abbandoniamo gli zaini e partiamo alla conquista di Nara.

La cittadina è piccola, un po’ più grande di Takayama per intenderci, ma con un unica via principale che conduce in pratica a tutto ciò che c’è da vedere. Un parco enorme popolato dai mammiferi di cui sopra e quattro templi circa (perché non ricordiamo il numero esatto).

Il Todaiji è l’edificio di cui vi parlavamo prima: non solo è la struttura di legno più grande della galassia (peccato perché è anche andato a fuoco un paio di volte e l’hanno costruito solamente per due terzi della dimensione originale), ma è anche “arredato” con una delle più grandi statue di Buddha al mondo.

Ai lati ci sono due guardiani incazzosi, mentre davanti svetta un altissimo portale con altrettanti guardiani arrabbiati, tra le migliori rappresentazioni di quest’arte giapponese (l’arte di costruire guardiani di cattivo umore, se non l’aveste capito).

Per raggiungere il Todaiji c’è una bella passeggiata nel parco, dove potrete decidere se affrontare le bestie fameliche o salutare i milioni di studenti delle scuole medie giapponesi in gita a Nara (e voi che vi siete lamentati del museo della Scienza e della Tecnica di Milano, pensate che tutto il Sol Levante viene in gita qui!).

Oggi c’è una giornata splendida, ce la godiamo ancor di più decidendo di approvvigionarci con un bento last-minute in un negozio di sushi-di-Nara, che ci consiglia una gentilissima signora dell’ufficio informazioni. Il sushi-di-Nara è un normale sushi, ma avvolto in una foglia che dovrebbe conferirgli un sapore differente. Peccato che la bella giornata soleggiata è anche decisamente fredda e quindi ci congeliamo sul tavolo da pic-nic del parco: siamo geniali, eh? 😛

Ci scaldiamo con un thè caldo e ci ritroviamo dinnanzi al grande portale ligneo. Paghiamo 500¥ e siamo all’interno del giardino con il Todaiji di fronte a noi – è impressionante: tipo un Tai Mahal giapponese e tutto di legno (si, occhei, non c’entra nulla, ma l’impatto visivo è quello).

Accendiamo l’incenso e lo visitiamo rimanendo incantati dalle dimensioni delle statue interne. Da vedere assolutamente. Se volete emozioni forti, all’interno c’è anche un buco in una delle colonne di legno: si dice che siano le narici di Buddha, e chi ci passa attraverso può raggiungere il nirvana. Inutile dirvi che un giapponese bambino ci passa a malapena, figuratevi Luca!

Proseguiamo la nostra visita addentrandoci nel parco raggiungendo il Nigatsu-do, la cui caratteristica è di avere una bellissima vista su Nara. Immaginate com’è bello il tempio.

Addentrandoci nel parco facciamo un giro lunghissimo raggiungendo il templio chiamato Kasuga, dove troviamo un sacco di lampade e la sacerdotessa Kikyo in persona davanti ad un cedro di mille anni. Chissà dove aveva lasciato Inuyasha! 😀

Stravolti torniamo all’ostello, per scoprire che la stanza del bagno non ci soddisfa appieno, ci dobbiamo denudare davanti ai nostri compagni di sventure, alché a Luca viene un’idea malsana: andiamo al bagno pubblico.

Eh già, molto meglio denudarsi davanti a perfetti sconosciuti che davanti ai gestori dell’ostello!

Il bagno pubblico è un esperienza unica, epica, scioccante, sconvolgente, bruciante e forse neanche così piacevole come l’aspettavamo.

Ma l’abbiamo fatto (YES!).

Inanzitutto siamo stati separati all’ingresso (ovviamente), ma già qui è stata dura, abituati come siamo ad affrontare le avventure assieme. Dopodiché sono successe due storie parallele:

Nella prima, Valez è stata adottata da una vecchietta giapponese che le ha spiegato come fare, ma tutto sommato è riuscita a lavarsi.

Nella seconda, Luca è stato assediato da vecchietti che non lo guardavano, ha scoperto troppo tardi che andava portato il sapone da casa, ha dovuto comprarlo alla modica cifra di 300¥, comunque non è riuscito a farsi lo shampoo perché non lo aveva, ma è riuscito comunque a lavarsi.

Entrambi concordano che il bagno pubblico non era un granché ed era popolato da vecchietti. Che esperienza rinfrescante! 😀

N.B. Non ci sono foto di questo evento e neanche testimonianze. Le cose potrebbero essere andate diversamente, ma sapete che siamo onesti verso i nostri lettori 😀 (continuate ad essere tantissimi!).

Domani si torna a Tokyo, secondo voi come andrà la notte in una camerata giapponese piena di futon (tre)?

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